Interviste

INTERVISTA A SILVIA CICCU

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Quando e come nasce il tuo percorso artistico?
Mi mettono qualcosa che scrive in mano e, come tutti i bambini, comincio a scarabocchiare.
Avrò circa 3 anni, e quel gesto spontaneo e magico di tracciare segni sul foglio mi conquista una volta per sempre: da allora, non ho più smesso.
I miei libri di scuola, completamente disegnati e pasticciati, non posso rivenderli di seconda mano.
A un certo punto, mi arriva un’opportunità d’oro: quella di poter studiare all’Accademia di belle arti a Firenze, dove mi appassiono particolarmente all’incisione.

Dopodiché volo in Francia, dove studio animazione.

Tornata in Italia, seguo due corsi di illustrazione, uno con Yuko Shimizu a Venezia e l’altro con Pia Valentinis a Cagliari.
Attualmente, ho diverse pubblicazioni al mio attivo, un cartone animato e mi occupo di illustrazione.

Quali artisti hanno influenzato maggiormente il tuo lavoro?
L’elenco è lunghissimo, citerò qui solo quelli essenziali: Hyeronimus Bosch, Francisco Goya, Edward Munch, Max Klinger, Arnold Bocklin.

Con un occhio curioso e appassionato sull’arte contemporanea (la mia domanda è sempre quella: “Perché”?) e sui libri per bambini.

Cosa cerchi in arte? C’è una parte della tua ricerca di cui vorresti parlare in particolare?

Il mio fine non è tanto produrre un’opera perfetta, ma una in cui si rispecchi lo stato emotivo in cui è nata e si è sviluppata, come una pianta.
Quando mi dedico a un progetto, che sia personale o su commissione, è fondamentale per me sentirmi il più possibile coinvolta.

L’intenzione, non del tutto cosciente, è piuttosto quella di arrivare, attraverso il disegno, al contatto con un mondo emotivo liminale:

è come scrutare sull’orlo di un abisso, senza distoglierne lo sguardo.
Insomma, un confronto col pericolo per eccellenza, il temibile Caos, è per quanto mi riguarda essenziale alla creazione.
Cerco così di entrare e restare il più possibile in contatto con quella particolare emozione-spesso, la paura- da cui è scaturita l’idea per il disegno, di frequente in uno stato di semincoscienza, come sognando ad occhi aperti.

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Qual è il tuo rapporto con il mercato?
Non so, o non ho ancora ben chiaro, quanto le mie immagini siano vendibili.

E’ un rapporto tortuoso, imprevedibile, a tratti sorprendente: così, a periodi di magra si alternano altri di commissioni o collaborazioni con altri artisti, come è attualmente il caso col gruppo di Flebilifiabedibile.

Devo riconoscere che finora non sono stata particolarmente abile nel vendermi.

Cosa consiglieresti a un artista che vorrebbe vivere d’arte?
Gli darei probabilmente quegli stessi consigli di cui ho io stessa bisogno:
bisognerebbe innanzitutto focalizzarsi il più possibile su cosa si vuole fare, senza rinunciare a una pluralità di direzioni possibili ma senza finire con il disperdersi.
E’ chiaro che per “vivere d’arte” si ripropone l’eterno dilemma tra restare fedeli a sé stessi e conoscere il più possibile quello che gira intorno nel mercato.

In linea di massima, non basta affatto essere “bravi”, o anche “bravissimi” nel proprio campo artistico: ci vuole anche un certo savoir-faire, sia con gli altri colleghi artisti, con alcuni dei quali possono nascere collaborazioni; sia nei confronti del mercato, nel mio caso in forma di editori o mercanti d’arte.
Inoltre, è necessario tenere i piedi ben piantati nella sensibilità contemporanea, anche se in un personalissimo modo.
Poi, affrontare e vincere la paura di fare cose diverse dal solito, come provare tecniche nuove, o strade stilistiche inedite (quelle ideali sono le più temibili); e soprattutto, non abbattersi se i propri lavori non incontrano immediatamente approvazione.
Imparare a guardare, disegnando dal vero, anche se si è timidi; dedicare una parte della giornata a sé stessi, in solitudine, e scendere pian piano in profondità dentro il proprio animo.
Quando si è pronti, senza tralasciare un’occhiata sull’agenda con le eventuali scadenze, buttar giù le idee così come vengono, e abbozzare di getto le fantasie più strane.

Non buttare via nulla, mai: quello che sul momento non ci parla un granché potrebbe essere il seme per qualcosa di valido, più in là nel tempo.
Osservare col cuore, dopodiché rubare, non copiare, dai nostri artisti preferiti e dalla natura… i nostri maestri.

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portfolio online: https://www.behance.net/silviaciccu

Francesco Cogoni.

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