Interviste

INTERVISTA A GIONATAN ALPINI

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Quando e come nasce il tuo percorso artistico?
Un percorso artistico nato 38 anni fa, a Cesenatico, quando vidi un affresco di Gastone Mercuriali mentre sedevo comodamente sul passeggino.
Mi sconvolse, lo desiderai, e dovetti iniziare a creare.
Quest’anno ho trovato un suo vecchio olio su tela ad un mercatino, l’ho acquistato per 10€, sono andato a trovarlo ed era morto il giorno prima. È l’unico dipinto di cui non mi priverei mai.
 
Quali artisti hanno influenzato maggiormente il tuo lavoro?
Gastone Mercuriali aprì la porta nell’infanzia.
Carlo Panzavolta, un pittore di Cesena, era il mio professore di arte alle scuole medie.
Avevo 13 anni, mi disse che il tronco dell’albero credevo fosse marrone, in realtà racchiudeva in se una moltitudine di colori.
Prese il blu, il rosso e il giallo, con quelli dipinse un tronco.
La mia vita cambiò dopo quel disegno.
Nel 2013 parlai con Sergio Riguzzi, in arte Sargin, lui creava animali con cenere e lucido da scarpe, è stata la magia della semplicità e la ricchezza dell’essenziale.
Ultimamente ho conosciuto i pensieri di Maurizio Cattelan, non credevo esistesse una mente filosofico artistica così simile alla mia.
Sapere di non essere unici a volte ti fa stranamente sentire normale.
Cosa cerchi di cogliere ed esprimere attraverso la tua arte?
Creo ciò che può aprire la visione, amplificare la facoltà e la voglia di distinguere le cose, stimolare la necessità di assaporare e vivere la verità.
Cresciamo in un mondo che ti vuole addomesticare, istituzionalizzare il cervello riempiendoti di contenuti emozionali preconfezionati.
La vera vita è molto altro.
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C’è una parte della tua ricerca di cui vorresti parlare in particolare?
La mia ricerca segue quattro livelli:
1-il Progetto DAER, è importante per l’arte, credo molto nel fatto che la creazione di un’opera dovrebbe superare l’idea dell’artista singolo.
2-La Vecchia Romagna, opere dipinte a tempera su carta, poi trasposte anche digitalmente formando dittici.
3- IDIOTA, la mia piccola scultura antropomorfa che attraverso considerazioni apparentemente banali suscita questioni dai rilevanti risvolti di pensiero.
4- ho anche un progetto segreto, e visto che è segreto non posso parlarne.
Qual’è il tuo rapporto con il mercato?
Con il mercato non ho rapporti, non so cosa sia ne se esiste.
Cosa consiglieresti ad un artista che vorrebbe vivere d’arte?
Chi vuole vivere di arte deve pensare 70, avere vita sociale 25, creare 4, divulgare 1.
Chiudersi in casa e creare per 5 anni senza farsi influenzare dagli altri artisti vivi o morti, imbastire una personale importante e saggiare la risposta del mercato.
La parte più difficile è creare un linguaggio che arrivi ma contemporaneamente unico, originale e condivisibile.
Ogni collezionista ha il proprio prodotto.
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