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Intervista al duo “Cantico dal Mare”

Quando e come nasce il vostro percorso artistico-musicale?

Il progetto è giovane, nasce a fine 2019 dall’incontro di due artisti con background artistici differenti ma complementari:

Io:
Mario Pierno, nasco come chitarrista da strada, successivamente, per un periodo ho frequentato, nel Conservatorio di musica di Cagliari, il corso di musica e nuove tecnologie non ultimandolo per motivi di lavoro, infatti ho intrapreso la professione di fonico, che è attualmente il mio lavoro principale.

Nonostante ciò ho fatto parte di diversi progetti musicali spaziando dal funk al progressive rock, dalla musica popolare italiana all’hard-rock pesante.

Insomma sono aperto alla musica a 360 gradi e cerco sempre l’innamoramento musicale, quella corrente ascensionale che ti trascina in un mondo magico e di figure oniriche; motivo per cui mi sono anche cimentato come sound designer e come chitarrista nella realizzazione di colonne sonore di film e cortometraggi vari.

Io, invece, Manuela Ragusa, a 19 anni iniziai con il teatro e infatti tutt’oggi collaboro con varie compagnie locali (e non solo) sia con il ruolo di attrice che in quello di cantante, partecipando così a vari festival ed eventi nazionali e internazionali.

Ad un certo punto del mio percorso ho iniziato a fare uno studio particolare e sperimentale sull’utilizzo della voce, che, tra l’altro, mi ha portato nel 2017 ad iscrivermi al Conservatorio di Musica di Cagliari, nel corso di Canto Lirico; volevo partire dalle radici del canto, ho studiato
canto gutturale, difonico, canto folkloristico ed infine il canto tradizionale italiano per eccellenza il “Bel canto”, il“Canto lirico”, con impostazioni completamente differenti, ma con un’intensa ricerca emotiva che mi appartiene.

Questo incontro, tra due artisti completamente differenti, ha portato il progetto ad evolversi in diversi step, insieme abbiamo creato drammaturgie inedite, realizzato cortometraggi con immagini oniriche e abbiamo creato delle atmosfere musicali ad hoc.

Eppure sentivamo il bisogno di provare qualcosa di vecchio che fosse contemporaneamente nuovo, abbiamo così deciso di partire dalle radici (le nostre radici) per sviluppare un progetto “inedito di editi”, dove l’aspetto principale è la ricerca degli affetti (emozioni) che
devono scaturire dal colore dei suoni scelti con l’ausilio di parole, già conosciute, senza tralasciare un aspetto teatrale.

Entrambi infatti abbiamo origini Siciliane, Napoletane e Sarde e nell’infanzia abbiamo avuto contaminazioni di musiche provenienti da tutto “il Sud” e da questi propositi siamo partiti e chissà nel tempo dove ci porteranno.

Quali persone, musicisti e episodi hanno influenzato maggiormente il vostro lavoro?

Entrambi abbiamo viaggiato tanto, anche da piccoli, e ci siamo sentiti un po’ esclusi per non possedere il “sangue puro” di una delle regioni d’origine: sicuramente questo è un fattore che ci accomuna e ci lega a questo progetto, che vuole proprio creare una mescolanza
dei dialetti, infatti nella scaletta non c’è un ordine dialettale ma, piuttosto, di significato.

È difficile individuare dei precisi musicisti che ci hanno influenzato, perché sia io che Mario siamo personalità musicali molto differenti, posso dire che abbiamo fatto ricerche sulle sonorità delle varie regioni, siamo partiti dalla nostra terra “la Sardegna” e dunque da sonorità terrene e forti come le armonie dei cori sardi, i suoni del canto a chitarra, campanacci etc.. per poi toccare i tamburi pugliesi ricreati (ricordati) con un loop in pedaliera; ma anche suoni etnici come, ad esempio, una campana tibetana che, però, crea rimandi emotivi.

Abbiamo cercato di ricreare le musiche d’infanzia (con l’emozioni di rimando), tramite l’ausilio di strumenti musicali e vocalità etniche provenienti da diverse parti del mondo (o del mare) e tecnologie moderne come pedaliere ed effetti, con arrangiamenti melodici
dedicati.

Cosa cercate dal mezzo artistico che utilizzate e cosa volete esprimere attraverso di esso?

Penso che sia assurdo poter definire cosa cerchiamo, perché, se lo cerchiamo, vuol dire che non lo abbiamo ancora trovato e dunque lo ricerchiamo. Invece per quanto concerne la domanda su “cosa vogliamo esprimere”, cosa speriamo di esprimere, è sicuramente la profondità
del mare, dell’A-Mare che ci connette tutti in un unico mondo; è un po’ vago come concetto ma la parola “Cantico” vuole comprendere la poesia che serve; serve, soprattutto, in questo periodo storico ricco di alienanti situazioni che portano alla fredda indifferenza.

C’è una parte della vostra ricerca musicale di cui vorreste parlare in particolare?

Noi ricerchiamo immagini e, nei nostri progetti, compreso “Cantico dal Mare”, vogliamo ricercare i moti emotivi nel modo più semplice possibile, senza troppi estetismi. Essenziali, quasi rituali.

Qual è il vostro rapporto con le case discografiche? che possibilità ci sono di emergere?

In realtà non abbiamo case discografiche e momentaneamente non le stiamo neanche cercando, non è emergere il nostro scopo principale ma è cercare quel qualcosa che ci possa soddisfare senza entrare in intrighi troppo complessi legati puramente ad aspetti economici.

Cosa consigliereste ad un giovane che vorrebbe vivere di quest’arte?

Confrontati con te stesso, è davvero questo quello che vuoi? Bene, fai quello che ti piace.

Contatti:

Pagina facebook: https://www.facebook.com/canticodalmare/

Francesco Cogoni.

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