ArteInterviste

Intervista a Max Denis Deperrois

Quando e come nasce il tuo percorso artistico?
Max Denis Deperrois inizia a dipingere all’età di cinque anni.
Un anno dopo, il padre si accorse che eccelleva nell’arte del disegno dei paesaggi.
Così gli diede una prima scatola di colori ad acqua di modo che producesse bellissimi acquarelli.

Quali persone, artisti ed episodi hanno influenzato maggiormente il tuo percorso?
Max si è poi avvicinato allo stile di Monet al quale era particolarmente affezionato.
Dipingendo le sue prime opere, Max sentì molto presto che si stava dirigendo verso una carriera da pittore. Non c’è dubbio che lo sapesse.
Dopo aver dipinto nello stile di Monet, Max compie copie di maestri come Van Gogh, Renoir, Monet, Manet, Cézanne…
Un modo per lui di prendere la pelle di questi artisti per catturare il loro viaggio.
Poi, nel 1966, ha avuto il coraggio di avvicinarsi alla Pop Art.
Cosa cerchi attraverso la forma d’arte che utilizzi?
La maggior parte del tempo Max dipinge, dalle 18 ore al giorno, sino alle due o tre del mattino.
Nulla è impostato in anticipo.
Il giudizio varia in base al suo stato di affaticamento.
Egli stesso è convinto che il suo lavoro è finito quando resta fedele alla sua rappresentazione mentale.
Si deve identificare forza ed energia.
C’è una parte nella tua ricerca artistica di cui vorresti parlare in particolare?
Per fare una tela, Max lavora da due a cinque giorni, a volte mesi.
Vive per dipingere.
Dipingerà fino alla fine della vita, finché essa ci sarà la pittura non verrà interrotta.
La sua tecnica attuale consiste nel giocare con i colori e le forme, mentre la musica risuona al di là delle sue mura.
Max trae la sua energia dalle canzoni dei Led Zeppelin, Pink Floyd e ACDC.
Qual è il tuo rapporto con il mercato?
Cosa consiglieresti ad un artista che vorrebbe vivere d’arte?
Quando non dipinge, Max pensa alla sua pittura.
Diventa la sua pittura.
Esso è la pittura.
Il colore non lo lascia mai…
La pittura, diventa testimonianza dei propri pensieri, egli li accoglie.
Infine si mescolano con i lavori in corso, mentre il coltello si pone assestato, tale che fa vibrare tutto.
Inevitabilmente.
Francesco Cogoni.
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