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INTERVISTA A GIUSEPPE CARTA

INTERVISTA A GIUSEPPE CARTA

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Quando e come nasce il tuo percorso di ricerca teatrale?

Per esempio, il giorno in cui in prima elementare la mia maestra mi stava tirando l’orecchio destro.

Me lo tirava sempre più forte e io, per cercare di diminuire il fastidioso dolore, mi sono arrampicato prima sulla sedia e poi sopra il banco.

La maestra lasciò la presa e io seppi di essermi divertito a farmi rispettare.

I miei compagni avrebbero voluto applaudire, ma una cosa è vivere il teatro, un’altra è doverlo subire.

Quali artisti hanno influenzato maggiormente il tuo lavoro?

Sono nato a Cagliari negli anni ’70, per strada era pieno di personaggi che giornalmente influenzavano il mio essere.

Se poi aggiungiamo che nella televisione di quei tempi si incontravano Totò, Peppino, Gian Maria Volontè e tutti i migliori interpreti del palcoscenico, proprio non saprei rispondere. 

Crescendo con gli anni, devo senza dubbio ringraziare la minuzia di Francesco Origo, che nonostante la mia riluttanza all’affinamento attoriale, ha appuntito le mie squinternate frecce artistiche e culturali.  

Fulvio Fo, elegante maestro di semplicità e buongusto vitale, mi ha trasmesso ilvero gusto del teatro.

Cosa cerchi di esprimere attraverso l’atto scenico?

Cerco di soddisfare le esigenze della scena e la veridicità del personaggio.

Tutto, è influenzato da tutte le possibilità non espresse durante il presente scenico.

Questo finché nella ricerca arriva il riconoscimento del me stesso attore che si specchia con le qualità del personaggio, allora posso dedicarmi ad affinarne gli impulsi.

A parte l’eterna improvvisazione, cerco la perfezione, quella verità che nessun giudizio può scalfire.

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C’è una parte della tua ricerca di cui vorresti parlare in particolare?

Nel 2011 terminai di scrivere “Che giorno è oggi”, una commedia tragicomica ambientata in Sardegna nel florido periodo nuragico.

Nata in previsione del 21 Dicembre 2012, anno indicato dai Maya e dalla loro antica sapienza, come data di cambiamento Epocale.

Tengo molto a “Che giorno è oggi”, ogni tanto giochiamo qualche personaggio, un giorno lo metterò in scena integralmente.

Nel mentre l’ho inserita nella raccolta del mio teatro “Radici, impulso e rivoluzione”, pubblicata nel 2015, che contiene tre commedie e un canovaccio.

Chi vuole può leggerla, giocarci e farla vivere davanti al pubblico.

Che possibilità ci sono di emergere per poter vivere di teatro?

Nonostante tutto, nell’aria c’è esigenza di teatro, chi vive di teatro lo fa e basta.

Cosa consiglieresti ad un attore che vorrebbe vivere di qust’arte?

Per esempio, trovare ed eliminare il superfluo.

Per poter mangiare ogni giorno.

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Blog: http://giuseppecartablog.wordpress.com

Sito: http://giuseppecartablog.wordpress.com

Francesco Cogoni.

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