Interviste

Intervista a Gianfranco Ganzaroli

Quando e come nasce il tuo percorso artistico?
La mia passione per la fotografia e nata quasi per caso nell’ormai lontano 1986 .

Sono rimasto per anni bloccato nell’esprimere ciò che avevo dentro: pittura e scrittura non riuscivano a darmi soddisfazione.

Poi un giorno decisi di comprare la mia prima reflex e da li è iniziato un viaggio che tutt’oggi è ben lungi dall’essere finito.

Devo dire però che l’aver abitato per 30 anni dentro il Palazzo dei Diamanti a Ferrara (mio padre ne era il custode) mi ha aiutato a formarmi una cultura e gusto artistico.
Quali persone, artisti ed episodi hanno influenzato maggiormente il tuo lavoro?
Se parliamo di fotografi: Robert Capa, Henry Cartier Bresson, Gianni Berengo Gardin, Mario Giacomelli e svariati altri.

Per quanto riguarda i pittori si parla di: Leonor Fini e buona parte del movimento surrealista, Emilio Vedova, Giorgio De Chirico; e anche diversi scultori tra cui Emilio Greco.

Diciamo pure che ho avuto la fortuna di avere due maestri di fotografia qui a Ferrara che mi hanno aiutato ad affinare il “gusto” e la tecnica e mi hanno “nutrito” con le loro opere.

Cosa cerchi attraverso l’arte?
Cerco di esprimere la mia visione di ciò che mi circonda e che ho dentro, in definitiva di migliorare e di dare questa ricchezza anche ad altri.

Sia con le immagini che con i titoli, ispirandomi per questi ultimi alla poesia giapponese Haiku.

E se tutto questo ha anche un ritorno in denaro ben venga ma non è il mio fine ultimo.

Molte persone che acquistano le mie fotografie lo fanno per portarsi a casa un’ emozione, un po’ di magia da poter rivivere ogni volta che le guardano.

Io penso che far arte solo ed esclusivamente per vendere con l’andare del tempo rende sterili a livello artistico.

C’è una parte della tua ricerca di cui vorresti parlare in particolare?
La mia ricerca è mutata con gli anni e si è affinata; ora come ora cerco con una fotografia di raccontare una storia, di ” dipingere ” qualcosa che vedo sia attraverso gli occhi, sia attraverso il cuore.

Tutto questo emerge sempre nelle mie fotografie anche quando sono, per cosi dire, commissionate.

Nel linguaggio del bianco e nero  ho la mia massima espressione proprio perché e più difficile usarlo bene.

Negli ultimi anni Roberto Guerra, blogger e scrittore ferrarese, ha accostato il mio lavoro al movimento della Poesia Visuale.

Diciamo che la mia ricerca si divide grosso modo in due parti: la poesia visuale in cui catturo un momento, la luce, gli “odori” di un luogo o di una situazione;  e una seconda nei ritratti, quasi mai posati per cosi dire, in cui cerco di catturare l’essenza di quella persona, quello che esprime in quel momento.

Qual è il tuo rapporto con il mercato

Vivere di sola fotografia non è facile come dicevo prima, di solito chi compra le mie opere lo fa per portarsi a casa una emozione e questo restringe un po’ il mio mercato.

Per quello che riguarda in generale il mercato della fotografia, secondo me, negli ultimi anni si e assistito ad una massificazione ed a una perdita di qualità.

Mi spiego meglio: con l’avvento del digitale, sia reflex e similari che smartphone, si è avuto un aumento delle fotografie disponibili (soprattutto in rete) ed a un fortissimo calo della qualità.

Molti pensano che la macchina fotografica faccia il fotografo, cosa che non è.

In tempi dove tutto deve essere pronto in poco tempo e con poca spesa porta inevitabilmente ad un calo delle immagini di qualità: non parlo di tecnica, parlo di contenuti.

Non voglio fare polemica, ognuno ha il diritto di fotografare i propri momenti della vita, ma da qui a spacciarli come arte il passo è lungo.

Cosa consiglieresti ad un artista che vorrebbe vivere d’arte?

Di munirsi di tanta pazienza e di non cedere alle lusinghe del mercato, del tipo se fai cosi guadagni di più e di essere sempre fedeli a se stessi, di mettersi sempre in discussione; avere rapporti continui con altri artisti e non ultimo  di cercarsi un buon maestro, indispensabile anche a livello spirituale perché se non si nutre l’anima non si nutre la propria arte e si rischia di diventare solo dei mestieranti.

Profilo facebook: https://www.facebook.com/gianfranco.ganzaroli?fref=ts

Francesco Cogoni.

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