Interviste

INTERVISTA A CARLA RIGATO

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Quando e come nasce il tuo percorso artistico?

La mia storia non inizia da studio specifici ma ho sempre coltivato la passione per l’arte sin da adolescente.

Le strade della vita ti portano in varie direzioni ma se una passione è autentica prima o poi è necessario assecondarla.

Per me l’incontro fondamentale è stato quello con la pittrice Dolores Grigolon che mi ha seguito per molti anni e che mi ha insegnato lo studio della figura umana come si apprende in accademia.

Ma ben presto ho compreso che il figurativo non mi apparteneva: il mio mondo non era geometrie o disegno ma spazi immensi, colore puro, sensazioni tanto impalpabili quanto prorompenti…

Ecco che ho compreso che ciò che mi poteva contenere era quanto non si può “misurare” e mi sono dedicata interamente all’Astratto che sto ancora imparando a conoscere.

Quali artisti hanno influenzato maggiormente il tuo lavoro?

Se si guarda all’Arte Italiana non si può non guardare al Rinascimento: a Michelangelo Buonarroti un genio completo e insuperato.

Mi sento molto vicina ai grandi Veneti: Giorgione, Tiziano, maestri nell’uso del colore, dai quali ho attinto molto.

Tra i Movimenti del Novecento mi hanno influenzato gli Espressionisti tedeschi che hanno trasformato il colore in forma e gli Spazialisti dai quali ho mutuato la libertà compositiva e la loro sperimentazione nella tridimensionalità…

Cosa cerchi in arte?

Cerco la forma nella assenza di forma; cerco il colore che diventa materia; cerco l’emozione, i sentimenti, i luoghi della memoria nascosti nel getto improvviso, nelle fusioni di materia, negli strati di pigmento.

I colori sono il fondamento della mia espressione artistica: grazie alle loro fusioni e ai loro abbracci riesco a dare forma al mio più intimo sentire.

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C’è una parte della tua ricerca di cui vorresti parlare in particolare?

Forse di come talvolta ogni particolare, anche i più apparentemente piccoli ed insignificanti diventino per me oggetto di profonda riflessione…

Una conchiglia sulla spiaggia mi porta ad immaginare altre forme; come un dialogo intenso ed inesplorato che di rimando in rimando, di pensiero in pensiero, dalla forma mi porta all’idea e dall’idea mi conduce al colore e da là all’opera d’arte…

Questo è forse l’aspetto più affascinante della mia indagine…

Il cercare l’emozione, il pensiero il sentimento partendo dalla forma, per renderlo vivo mediante il colore.

E’ per me una continua scoperta, un modo diverso di vedere ciò che mi circonda e di coglierne qualsiasi messaggio.

Qual’è il tuo rapporto con il mercato?

Non è un rapporto che mi condiziona.

Certo, l’apprezzamento del mercato ti da sicurezza e conferme sul valore del tuo lavoro.

E per un artista questo è linfa vitale.

Più che ovviamente una quotazione.

Ma personalmente credo di aver appreso che dipingo essenzialmente per comunicare quella parte di me che non sempre riesco ad esprimere.

Dipingo quindi per me stessa e al di la delle dinamiche di mercato, credo che dipingerei ugualmente.

Se poi c’è un discreto apprezzamento per le mie opere da parte di critici accreditati, come fortunatamente mi accade, non posso che esserne felice.

Cosa consiglieresti ad un artista che vorrebbe vivere d’arte?

Gli direi di continuare a studiare, a sperimentare, a conoscere, ad approfondire.

Di guardare dentro di se con la stessa emozione e con lo stesso rigore con i quali ci si pone ad ammirare ciò che è fuori da se.

Invocando ispirazione autentica e ovviamente fortuna.

Perché oggi come oggi vivere d’arte è molto molto difficile.

Ma seppure con i piedi per terra, si può sempre guardare al cielo.

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profilo facebook: https://www.facebook.com/carla.rigato

Francesco Cogoni.

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