Interviste

INTERVISTA AD ANDREA PES

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Quando scopri la tua passione per l’arte ?

Il mio primo ricordo artistico risale alle elementari, quando il maestro Mura (Edimo Mura, noto pittore e incisore sardo https://it.wikipedia.org/wiki/Edimo_Mura) se ne stava isolato tra i suoi pensieri alla cattedra e armeggiava con sgorbie e tavole di legno.

Nei nostri banchi portavamo avanti le nostre piccole opere ma quel che ricordo distintamente è una curiosità sfrenata mista ad ammirazione per quel che faceva il maestro e spesso trascorrevo tutto il mio tempo a guardarlo lavorare piuttosto che disegnare sul mio foglio di carta.

A distanza di tempo credo sia stato proprio il maestro Mura ad alimentare una passione già insita in me sin dalla nascita.

Ti esprimi attraverso media differenti, con quale ti senti più a tuo agio e quale ti da più soddisfazioni ?

Su questa domanda ci sarebbe da scrivere parecchio.

Ho provato (quasi) di tutto: l’olio e la tela, la tavoletta digitale e il computer, la pellicola in bianco e nero e una macchina fotografica analogica, aghi per tatuaggi e pelle umana, lastre di rame e punte da incisione, sgorbie e tavole di legno, colori acrilici e vecchi muri e a parer mio, alla base di ognuna di queste, c’è sempre una qualche soddisfazione; altrimenti non avrei nessun motivo per divagare.

Penso che sia propria dell’indole dell’artista la ricerca e l’espressione del sé con mezzi diversi e penso altresì fortemente che sia propria dell’indole dell’artista la noia, quella nera malinconia che rende abitudinario ogni gesto artistico e che muove verso il nuovo.
Per rispondere comunque alla domanda, in questo momento sto accantonando il digitale per ritornare al principio, alla manualità, all’artigianato, all’unicità, all’arte povera d’altri tempi.

Dove per povera intendo priva di tecnologia, di filtri automatici, di emulatori, di pennelli digitali, app e quant’altro…

Ho come l’idea di aver cercato da sempre un mio proprio stile e di averlo finalmente ritrovato nella xilografia, quello che il maestro Mura mi aveva suggerito tanti anni prima col suo lavoro e che ho incrociato parecchie altre volte sul mio cammino di vita.

Quindi per adesso, sì, è con la stampa artistica che mi sento perfettamente a mio agio e che ho maggior soddisfazione.

Sino a che, forse, non mi verrà a noia anche questa…

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Cosa ti ha lasciato l’esperienza formativa allo IED ?

Faccio un breve preambolo introduttivo: quando finite le scuole medie manifestai il desiderio di frequentare l’Accademia di belle arti a Sassari la mia famiglia si oppose fermamente.

Ancora oggi penso che se avessi intrapreso quella strada, sarei un’artista migliore, adesso.

Frequentai invece i geometri, mi diplomai senza lode e intrapresi il servizio militare.

A diciannove anni arrivai all’Istituto Europeo di Design alla ricerca di un luogo sicuro dove finalmente dar libero sfogo alle mie deviazioni artistiche… o almeno, era quanto di più vicino alla mia idea potessi avere in quel momento.

Il primo anno a Cagliari frequentai il corso di Visual Design del dipartimento Design per l’ambiente e l’anno dopo a Roma invece quello d’illustrazione.

Ero un tipo asociale, con idee spesso un po’ troppo (strambe) originali e fuori dagli schemi… , a rivedermi ora penso che anche io mi giudicherei un tantino schizofrenico con tendenze paranoiche.

Ma quel che non mi piacque proprio fu l’atteggiamento di quasi tutti i docenti, solo due o tre esclusi, che soffocavano la creatività a vantaggio del loro stile: in sostanza, se scimmiottavi il loro lavoro potevi avere dei voti alti e un possibile lavoro futuro, dopo.

Al termine dell’anno lasciai tutto senza più voltarmi indietro.

Lo IED ha avuto il merito d’insegnarmi la tecnologia e i primi rudimenti di computer ma soprattutto di avermi lasciato una passione viscerale per la stampa artistica e l’incisione ma poco altro…

Cos’è Dorah l’Accabadora?

Come nasce ?

Dorah l’accabadora nasce nel gennaio del 2011 come un’esigenza nuova, una valvola di sfogo con la quale potermi cimentare con nuovi mezzi di comunicazione: le strisce a fumetti.
Inizialmente erano delle strisce auto conclusive che poi col tempo si evolsero in quelle che io definivo serie, mutuando il termine proprio dalle serie televisive americane la cui idea cercai di ricucire proprio sul personaggio e sull’idea di blog, giocando sovente sul fatto che Dorah fosse un personaggio reale in un mondo a fumetti oppure la protagonista di una fiction tv che recitasse in un mondo reale.

Dorah è l’ultima accabadora in vita, un’anziana signora che porta una maschera sul proprio volto per non esser riconosciuta.

In passato certamente degna di considerazione oggi, proprio per il suo passato, una fuorilegge che deve reinventarsi il proprio spazio nella società.

E inizialmente cerca pure di trovarsi un lavoro, di capire la tecnologia, di mettersi al passo coi tempi ma proprio non ci riesce.

Capisce che l’unica cosa che è in grado di fare è quel che ha sempre fatto: togliere la vita.

E così, una vecchina dolce e stramba finisce col sbarcare il lunario diventando un sicario.
Come detto, il personaggio si è evoluto col tempo, mantenendo però costante un forte humor nero e un profondo attaccamento alla terra di Sardegna.

Le puntate (le singole strisce a fumetti n.d.a.) andavano in onda ogni venerdì mattina alle 12.00.

Terminata la prima serie, tutte e 48 le puntate sono finite dentro 4 volumi ebook, arricchiti (come proprio nelle più vere serie tv in edizione dvd) da contenuti inediti come backstage, scene tagliate, commenti del regista, errori…

E’ stato un progetto che mi ha portato via molto tempo e molta passione.

Ora sul sito web campeggia ancora la seconda stagione che purtroppo, non ha avuto il riscontro che mi aspettavo.

Il progetto tutt’ora è fermo, paralizzato dall’assenza di stimoli e da una cocente delusione. Chissà…
http://www.dorahaccabadora.com.

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Hai nuovi progetti in cantiere ?

Come ho già scritto, quest’anno voglio investire tutto me stesso sulla xilografia.

Dopo aver fatto delle prove per riprendere la mano e appurato che tutta la mia attrezzatura (chiusa per 15 anni in delle scatole di cartone n.d.a.) è da sostituire, ricomincio con un grosso ordine di materiale. Ho in mente tante illustrazioni da trasmigrare nell’intricato mondo dell’incisione e tanti progetti legati a questo ritorno di fiamma.

Vorrei riuscire a metter su una nuova mostra personale e mi piacerebbe anche poter insegnare questa nobile arte a chiunque abbia il desiderio e la curiosità di starmi a sentire.

Per il resto, son convinto, le idee nasceranno durante…

Cosa consiglieresti ad un giovane che vorrebbe sopravvivere facendo l’illustratore ?
Nel 1998, quando lasciai l’IED con la speranza e l’ottusità propria dei giovani di metter su un laboratorio di stampa e incisione, tutti i miei docenti cercarono di riportarmi con i piedi per terra sbattendomi violentemente la realtà in faccia.

Ricordo ancora una tristezza indicibile che sostituii, per non morirne, con la realizzazione del mio progetto.

Ora posso dirlo: avevano ragione; di arte non si campa.

Abbiamo perso col tempo la mentalità giusta, quella per il bello, per il sublime, quella delle botteghe dove una volta il sapere passava da una mente dotata all’altra.

Cosa posso consigliare…
Ricercate il vostro stile: ci volesse anche una vita intera, trovate il segno che vi contraddistingua e che sia riconoscibile; è sinonimo di personalità.

Portate sempre avanti la vostra visione delle cose, senza considerare cosa le persone desiderino: il pubblico va anche educato.

Sperimentate ogni cosa: non potete conoscere cosa sia meglio per voi se prima non lo provate e infine… non perdete mai la passione.

Anche quando tutto intorno si fa buio.

sito: http://www.andreapes.com/

 

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Francesco Cogoni.

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