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INTERVISTA AD ALESSIO SERRA

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Quando e come nasce la tua passione per la scrittura?

Scrivo da quando avevo 5-6 anni, dal momento in cui ho imparato a scuola praticamente.

Ho iniziato con il disegnare storie a fumetti e scrivere all’interno dei baloon i dialoghi, creando avventure sempre diverse sebbene di elementare qualità.

Poi negli anni ho continuato questa mia passione associata al disegno, a volte favorendo l’una, a volte l’altra.

A 13 anni scrissi la mia prima storia al computer, riguardante un viaggio verso Marte da parte di un gruppo di astronauti, lasciando il tutto incompiuto.

Al liceo, quindi intorno ai 15-16 anni ho cominciato a scrivere il mio primo romanzo fantasy, portandolo a termine, riprendendolo poi nel 2012, pubblicandolo ufficialmente e dando il via alla mia avventura nell’editoria.

Quali scrittori hanno influenzato maggiormente il tuo lavoro?

Un nome tra tutti: Valerio Massimo Manfredi, i cui libri di stampo storico andavano a toccare i temi che avevo studiato per 5 anni al liceo classico e da lui ho appreso diverse terminologie.

Poi anche Pirandello, Wilde, Antoine de Saint-Exupéry o Primo Levi hanno accentuato il mio interesse per il lato introspettivo e psicologico dei personaggi, nonché quello emotivo, che ricopre sempre una parte importante nelle mie opere.

Cosa vuoi esprimere attraverso la scrittura?

Voglio esprimere quello che ho imparato nella mia vita.

A 31 anni non sostengo di aver imparato tutto quello che c’è da apprendere, tutt’altro, mi reputo ancora molto ignorante ma come sosteneva Socrate, il vero saggio è colui che sa di non sapere, e quindi ispirandomi a ciò accetto costantemente i miei limiti e provo a superarli.

Cerco quindi di portare il lettore verso la riscoperta delle cose semplici della vita, le emozioni, le cose importanti.

E in questo ho puntato molto nei miei libri: La bambina che non sapeva volare e L’Invisibile realtà.

Siamo esseri fatti di ricordi, senza essi saremmo vuoti, e i miei libri sono intrisi di ricordi personali, mutati in narrazione e sentimento, che cerco di trasmettere pienamente a chi legge.

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C’è una parte della tua ricerca di cui vorresti parlare in particolare?

Ho tanti temi di cui vorrei parlare ancora, traendoli per l’appunto dalla quotidianità, da ciò che vediamo e sentiamo una volta aperti gli occhi il mattino o le cose che pensiamo andando a dormire la notte.

Se dovessi sceglierne uno il mio prossimo obiettivo è riuscire a parlare bene, e a modo mio, dell’amore, uno dei sentimenti più importanti dell’essere umano, se non più importante.

Non ho improntato nessuna delle mie creazioni su questo tema e dovrò fare una ricerca interiore per ripescare tutte le cose che vorrei trasmettere per far emozionare.

Qual’è il tuo rapporto con le case editrici e che possibilità ci sono di emergere per un giovane scrittore?

Personalmente ho vissuto un iter molto travagliato.

Intimorito già in partenza per ciò in cui mi stavo imbarcando, ho avuto la sfortuna di avere a che fare con più di un editore disonesto al quale ho affidato le mie opere.

Ne sono conseguiti pessimi risultati sia in termini di rapporti umani che di vendite.

Ho dovuto rimboccarmi le maniche fin da subito per dare una speranza ai miei lavori e dato che partivo da zero, senza conoscenze nel campo e senza nozioni di editoria o di pubblicità, ho impiegato del tempo prima di riuscire a farmi conoscere e crearmi una piccola nicchia di appassionati.

Sono sempre conscio che si inizia dal basso, anche ora che sto lavorando al mio sesto libro, e cerco costantemente di non crearmi aspettative.

Accetto quel che viene, ascolto i consigli, accetto gli aiuti che mi vengono dati, creo collaborazioni, mi do da fare insomma.

Sono questi consigli che mi sento di dare a chi vuole iniziare a seguire la via editoriale.

E’ un discorso molto ampio e andrebbe trattato in maniera esaustiva, per cui mi interesso anche ad organizzare eventi pubblici e gratuiti per aiutare le persone che come me hanno la scrittura nel sangue.

Cosa consiglieresti ad uno scrittore che vorrebbe vivere di quest’arte?

In Italia è un miraggio.

Perlomeno per uno scrittore esordiente che parte dal nulla e non ha contatti.

A meno che non scriva dei capolavori che riescono a piacere immediatamente ai più grandi editori (il che già da sé non è cosa facile), si parte dal basso e ci si impegna al massimo per far conoscere la propria opera.

L’Italia non valorizza gli scrittori esordienti.

Ci sono diversi premi letterari ma poche iniziative per portare i giovani o comunque la popolazione all’interesse per la scrittura o la lettura.

E quanto più non vi sono iniziative lavorative o sociali che dimostrano un’utilità in questi campi, quanto più la massa se ne disinteressa, lasciando che l’amore per la scrittura e la lettura restino sempre più una passione di pochi.

E questo è un gran peccato.

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Pagina facebook: https://www.facebook.com/AlessioSerraautoredilibri/?fref=ts

Francesco Cogoni.

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