Interviste

INTERVISTA A MEDÙLLA

Vi presento l’intervista a Medùlla 

Aspettando l’uscita del suo disco, eccoci a fare una lunga ma piacevole chiacchierata con Medùlla.

Ma prima un piccolo assaggio della sua musica: https://www.youtube.com/channel/UCQy9NpUE7f-lL8d8YvkUucw

Dopo aver ascoltato il primo pezzo dell’album ho subito avuto l’impressione di entrare dentro qualcosa, il titolo dell’album da l’idea di percorso ascendente.

Che viaggio ci vuoi far fare?

Questa è una ricerca musicale basata su atmosfere e dimensioni che spingano al sentire emotivo e di pensiero attraverso le sonorità elettroniche. Lo scopo è il raccoglimento in sé stessi. Vedo con molta tristezza come le persone fuggano da loro stesse, evitino di farsi domande.

Vivano per inerzia.

Non abbiano un rapporto ed un approccio d’amore col proprio io. Il mio tentativo è quello di usare la musica per stimolare sensazioni, emozioni, ricordi, immagini, riflessioni, ma in ogni caso la costante è proprio stare soli con sé stessi.

È un viaggio nell’interiore alla ricerca e alla scoperta di sé, dell’amore di sé.

Spesso si evita di star in solitudine perché si starebbe con qualcuno che si odia, quando invece si dovrebbe reputare sé stessi il miglior compagno di vita che si possa avere, soprattutto perché siamo per noi stessi una compagnia forzata fino alla morte.

La felicità secondo me sta in questo.

La prima persona con cui abbiamo a che fare siamo noi stessi, inevitabilmente, e quasi sempre l’approccio che abbiamo verso la vita e gli altri è speculare a quello che abbiamo verso noi stessi.

Per salvarci l’esistenza il trucco è star in serenità con la propria persona. Questo è il viaggio che voglio si faccia.

Una liberazione catartica, metter davanti ai propri demoni per sfogarli

( l’intervista a Medùlla )

C’è un aforisma che recita più o meno questo «L’Arte non può mai essere popolare. È il pubblico che deve cercare di diventare artistico»

A chi ti rivolgi con la tua musica ?

Niente di più vero, mi trovi in totale assenso.

Nonostante io cerchi di inviare messaggi esistenziali e di vita pratica universali, quindi a chiunque, che secondo me stanno davvero alla base tanto sono semplici e mi rattrista vedere quanto la gente non ci arrivi, mi rendo conto di avere uno stile ermetico e di proiettarmi in un genere di musica ricercata, forse potremmo dire colta, che il grande pubblico non predilige particolarmente.

So già che il mio progetto starà nell’alternative e nell’underground, ma non mi dispiace, voglio usare la musica e la voce come veicolo di trasformazione personale e non come macchina da soldi.

Mi piace il pubblico colto, che ricerca, coloro che possiedono intelligenza e sensibilità per cogliere, comprendere, interpretare, vedere oltre, far proprie le cose.

Poi ovvio la mia musica è aperta a tutti e chiunque può ascoltarsela, così come chiunque può venire ad un mio live, ci mancherebbe, non facciamo differenze e non escludiamo nessuno.

Non ti nascondo però che sarebbe un fallimento per me ed una tristezza che qualcuno si fermasse “alle melodie” dei miei pezzi e non enucleasse tutto ciò che davvero il mio progetto crea, dice, dà, perché c’è troppo da attingere per viverla così superficialmente.

Non so se mi interessi educare il pubblico non colto alla mia musica, o in genere a questi generi.

E non so se ci sia davvero qualcosa da salvare o recuperare, e non so se mi interessa farlo.

Il gusto non si modifica nemmeno con la volontà, ha quasi vita propria, ed ognuno è libero di scegliere e decidere che musica ascoltare, io non sono nessuno per dirti cosa devi o non devi ascoltare.

Rispetto i gusti.

Ma se “de gustibus non disputandum est” aggiungerei che “de qualitate dispuntandum est”.

La gente ama la musica disimpegnata, che non fa pensare, che distrae. Ciò non aiuta.

Oddio, anche la superficialità nella vita ci vuole, ogni cosa può essere benevola o deleteria, dipende.

Una vita di serietà uccide, ma uccide anche una vita senza riflessione e senza osservare, senza chiedersi.

Non dico che la musica di per sé rappresenti determinati stili di vita o lati della personalità, ma credo però che le persone di questi elementi la carichino.

Mi ricollego al discorso madre.

La gente fugge da sé, ergo predilige musica che non spinge a cercare, pensare, chiedersi.
La gente non ha voglia, quindi ricerca musica semplice e senza impegno.
La musica deve accontentare tutti e deve esserci un genere per ogni tipologia di contesto e situazione.

Il pop commerciale trash spesso ci può stare, in certe situazioni non può starci altro.

Quindi è giusto che tutti si sentano accontentati e rappresentati.
Io contro questo non posso andare, non sono nessuno per dire come debba essere vissuta la vita o la musica.

Scelte.
Non so se queste si possano smussare o migliorare, non so se ho voglia do farlo.
Dirai che è fin troppo semplice rivolgersi a chi già è in grado di capirmi, ma chi non mi capisce come lo porto a capirmi?

Non sono una maestrina, un educatore o altro.
La persona capisce da sola, ci arriva da sé.

È un processo solitario, una luce che si accende. Io fornisco materiale e strumento, mi pongo come medium in questo, ma il lavoro devi farlo tu.
Non è questione di stupidità, è questione di cultura, volontà, gusti, intuizione, capacità di ragionamento
Capisci cosa intendo?

(l’intervista a Medùlla)

Certo che capisco, e penso sia proprio la volontà di educare a spingerti, “ex-ducere”senza imposizioni ma dando la possibilità ad ognuno di tirar fuori se stesso in autonomia entro i limiti delle proprie possibilità,

Non è anche questo un modo per migliorare le persone?

Sai cos’è, non so cosa voglia dire migliorare qualcuno.

Non è un discorso assoluto, il mio migliore corrisponde ai miei schemi mentali e i miei valori, filtriamo tutto attraverso questo.

Quindi non so se la direzione in cui voglio condurre io e se ciò che ho da dire sia migliore o renda migliori, forse per me sì, ma potrebbero darsi situazioni in cui invece ciò che faccio è deleterio per qualcuno.

Non so. Tutto è possibile.

Di certo io la mia non è proprio una maieutica socratica, io il mio ce lo metto eccome, io metto a disposizione i miei concetti, le mie consapevolezze.

Poi sì, lascio che ognuno sviluppi ciò che deve, comprenda il proprio e che lo faccia da sé. Io sono veicolo ed input, lo sforzo è tuo.

Quindi forse è una maieutica socratica a metà, rivisitata lievemente in chiave medùlliana ahahahahah

Vorrei sapere qualcosa sulle tue esperienze in ambito discografico.

(l’intervista a Medùlla)

Quant’è difficile trovare qualcuno che sappia lavorare ad un progetto musicale senza plagiarlo ?

Ah ottima domanda.

Io non ho una casa discografica al momento, se a qualcuno dovesse interessare poi il mio lavoro finito accetterei solo ed esclusivamente con una casa indipendente.
Non con una major.

Significherebbe lavorare al prossimo disco con loro ed una major spesso decide cosa canti, chi ti scrive i testi, che personaggio essere.

Terribile. Una indie invece non ti sceglie per poi travestirti da qualcun’altro, ma per l’artista che sei.

Se non gli garbi sei fuori da prima.

Io lavoro con una casa di produzione indipendente, è composta dal mio produttore e dal mio fonico, persone che stimo e rispetto.

Un progetto come il mio deve essere non solo compreso nel profondo, ma anche sentito profondamente.

Da loro mi sono sentito capito e percepito, loro sono entrati con me nel progetto, nel mood e nel concept.

È stato bello lavorarci.

Non è stato sempre così, ho lavorato anche con altre persone ma ho dovuto chiudere i rapporti, ammesso che di rapporti si possa parlare, perché erano deleterie per me come individuo innanzitutto, e poi per me come artista, lo erano verso il progetto.

Io devo abbellire il mio ambiente circostante, devo percepire sintonia e serenità fra le cose, il luoghi, le persone, le attività che ho intorno.

Non avrei mai lasciato che il mio progetto si logorasse per colpa d’altri.

(l’intervista a Medùlla )

Cosa consiglieresti ad un giovane che vorrebbe fare il suo primo disco, che ha ottime idee ma non ha li strumenti per rendere reale tutto ciò che ha in testa ?

Le ottime idee vanno canalizzate nel modo corretto.

Introspezione, auto intuito e autoanalisi per capire cosa si desidera fare, qual’è l’obbiettivo e se davvero si è portati per tale percorso.

Bisogna cercare come realizzare il proprio obbiettivo e quale sia il contesto migliore all’interno del quale inserirsi.
Elaborare in modo chiaro a sé stessi i temi da trattare, avere pazienza ed energia, forte convinzione, vocazione, più che passione.
Fidarsi e lasciarsi guidare dal proprio pensare e dal proprio emozionarsi
Circondarsi delle persone giuste ed utili al fine.
Ogni genere musicale se fatto bene è di qualità, ed ogni genere musicale è utile a rappresentare un determinato tipo di contesti e situazioni, ma anche una fetta di popolazione.
Quindi non ci si deve vergognare del genere che si fa, ci si deve vergognare di fare musica scadente …
È importante capire a chi si vuole parlare e cosa gli si voglia dire.

(intervista a Medùlla) Link per seguirlo:

SOUNDCLOUD: https://soundcloud.com/med-lla-atmospheres

pagina facebook: https://www.facebook.com/Med%C3%B9lla-541387292590596/

Francesco Cogoni.

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