Interviste

INTERVISTA A ME NÈ

  Luoghi mentali
Quando e come nasce il tuo percorso artistico?
Nasce negli ambienti popolari e nel degrado della Milano degli anni ’80 in cui sono cresciuto. 

In quei luoghi fatti di prevaricazioni e violenze psicologiche quotidiane, si è costretti a stare in connessione; 
è necessario essere vigili e attenti osservatori per non essere sopraffatti. 
Quei luoghi hanno portato molti a “perdersi”, altri a ricercare risposte alternative e di conseguenza 
la forma espressiva migliore per poterle raccontare e affrontare. 
Quali persone, artisti ed episodi hanno influenzato maggiormente il tuo lavoro?
Dal punto vista estetico, le mie origini sarde.
L’arte nuragica e quello che io considero il “primitivismo sardo” credo siano immediatamente leggibili nelle figure indefinite delle mie opere.
Dal punto di vista concettuale il cuore del mio lavoro è nell’indagine sulla condizione umana e sulle connessioni possibili tra persone e luoghi fisici o mentali.
Cosa cerchi in arte?
Risposte. 
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C’è una parte della tua ricerca di cui vorresti parlare in particolare?
Il progetto “LUOGHI MENTALI” si sviluppa verso una vera e propria riduzione dell’essere umano a ciò che intimamente è, e si avvicina all’arte antica sarda in una sorta di primitivismo astratto.
L’uomo viene raffigurato nella sua semplicità, nella sua sintesi, nella visualizzazione di quei tratti essenziali che lo definiscono. 
Cerco di proporre una semplificazione di ogni aspetto dell’essere umano, fino a disegnare e scolpire non più corpi, ma linee. 
I soggetti non vengono raffigurati nella loro comunemente riconoscibile dimensione umana, pur tuttavia il loro aspetto figurativo 
e l’origine dei tratti rimangono impressi nel mio lavoro.  
Le opere inducono a riflettere sulle possibili relazioni tra soggetto rappresentato e il suo intrinseco luogo mentale. 
I corpi e le linee interagiscono con lo spazio quadrato e cubico che li circonda, li contiene, li costringe e li inghiotte. 
Quadrato e cubo scelti come figure geometriche simboliche a raffigurare la razionalità.
E’ una spinta a guardare l’uomo oppresso, inquadrato in una dimensione mentale propria e sociale fatta di costrizioni, intese da un lato come ostacoli alla piena manifestazione ed espressione delle proprie emozioni, dall’altra come complesso sistema di regole proprie e sociali necessarie al pieno raggiungimento della condizione di libertà. 
Nel progetto Luoghi Mentali l’essere umano viene rappresentato in tre diverse condizioni (costrizioni, trasformazioni, equilibri), in uno stato di benessere, di disagio e talvolta di totale apatia. 
Nelle “Costrizioni” la figura umana si spinge fino a cercare i confini dello spazio quadrato che la contiene. 
Nelle “Trasformazioni” indaga la possibilità di superare le costrizioni sociali o proprie. 
Negli “Equilibri” la figura, “liberata” da un luogo di costrizione, ritrova nuovi confini, in un diverso spazio quadrato che allo stesso modo la contiene e costringe. 
Come in un’infinita matrioska l’essere umano, si muove in luoghi mentali e sociali che continuamente e contemporaneamente lo liberano e costringono.
Qual’è il tuo rapporto con il mercato?
Una sorta di “indifferenza”, il mercato è importante ma non può dare le risposte che cerco.
Cosa consiglieresti ad un artista che vorrebbe vivere d’arte?
Credo che ogni artista sappia cosa sia più utile al proprio percorso.
Come può un artista non vivere d’arte?
Non si può fare l’artista per hobby, non si sceglie di fare la professione dell’artista seguendo degli studi adeguati.
Si è artisti e si sviluppa la forma espressiva migliore per tradurre i propri contenuti, le proprie emozioni, le proprie idee, per fare domande, vivendo necessariamente della propria arte. 
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Francesco Cogoni.
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