Interviste

INTERVISTA A CLAUDIO GUASTI

Quando e come nasce il tuo percorso artistico?
Il mio percorso artistico vero e proprio incomincia verso l’età di sedici anni, nel lontano 1986.

La passione che fin da bambino mi aveva portato a disegnare quotidianamente, si concretizza in dipinti, ad olio su tela, raffiguranti prevalentemente paesaggi e qualche figura.
Poi, con il passare degli anni (e siamo nel 1992), nasce in me l’esigenza di perfezionare la tecnica.
Decido allora di entrare nello studio della pittrice Clotilde Magnani, allieva di Carlo Musso e dello scultore Arduino, due eccellenze della pittura torinese di inizio ‘900.
Nello studio della Magnani per ben sei anni ho modo di apprendere la tecnica dell’olio, dell’acquerello e della tempera.
Copiando calchi in gesso, riproducendo dipinti dei “Grandi” del passato, ho modo di studiare le composizioni.
Nel 1998, conosco il Professor Antonio Bertone, allievo del grande Felice Casorati, che mi accoglie nel suo studio e mi infonde nuovi rudimenti della struttura pittorica.
Tecnica compositiva, coloristica.
Soprattutto apre in me nuovi orizzonti nella linea di ricerca che andrò a condurre da lì a poco.
Quali persone, artisti ed episodi hanno influenzato maggiormente il tuo lavoro?
Devo ringraziare la mia mamma prima ed il mio papà che hanno alimentato e forgiato la mia passione e da dieci anni a questa parte la mia compagna, che mi ha aiutato a teorizzare la “Metasincronicità”.
Sicuramente i miei maestri su tutti…
Ma come non citare il genio di Caravaggio, la maestria di Diego Velazquez…Poidal 1993, affascinato dal Padiglione di Cà Pesaro a Venezia, durante la visita alla Biennale, mi “Innamorai” della pittura diretta e sincera del grande Tano Festa.
Cosa cerchi attraverso l’arte?
Attraverso l’arte, voglio comunicare…
La mia definizione di Arte è la seguente:
“L’arte è il prodotto dell’abilità umana e nasce da un’esigenza di comunicare ad altri, attraverso un linguaggio personale delle emozioni universali”.
C’è una parte della tua ricerca di cui vorresti parlare in particolare?
La ricerca che caratterizza maggiormente la mia produzione artistica, almeno se si prende in esame quella degli ultimi dieci anni, è definita della “Metasincronicità.
Metasincronicità è una corrente che ho teorizzato io, basandomi su personali intuizioni, analizzando cioè la “Fase creatrice” di un opera d’arte (di qualsiasi natura).
Per “Metasincronicità si intende: “La Metasincronicità è la naturale evoluzione del Surrealismo.
Con la Metasincronicità non si pensa più al prodotto artistico come ad un qualcosa derivato dall’immaginazione, oppure costruito dal ricordo di un sogno, di una libera fantasia, con basi non reali, bensì come ad un’ intuizione che la fine sensibilità dell’artista riesce a percepire, in un mondo delle “Idee” simile all’Iperuranio Platonico.
La sincronicità è il momento della percezione che avviene tra l’artista e l’Idea Prima e che comunemente viene definita come ispirazione.
“Meta” perchè va “oltre” questo momento, superandolo ed accettandolo come reale.
Facciamo parte di una “Coscienza Universale” ed attingiamo al mondo delle “Idee Perfette”. 
Qual’è il tuo rapporto con il mercato?
Il mio rapporto con il mercato non mi riguarda, nel senso che vivo per dipingere e non dipingo per vivere.
 
Cosa consiglieresti ad un artista che vorrebbe vivere d’arte?
Ad un artista che volesse vivere esclusivamente di “Arte”, consiglierei di intraprendere la strada del Critico d’arte, organizzatore di eventi, venditore di colori, tele e materiali per pittori, corniciaio…
 

Francesco Cogoni.

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