Interviste

INTERVISTA A CHRISTIAN MARRA

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Quando e come nasce il tuo percorso artistico?

Nasce con i cartoni animati giapponesi e con i fumetti Marvel pubblicati dalla Corno, sin da quando avevo 7-8 anni.

Folgorato da questi mondi meravigliosi ho cominciato a creare i miei robot e a leggere tantissimi fumetti.

Non sono mai stato bravissimo a disegnare ma credo di avere altre qualità soprattutto in campo creativo e organizzativo.

Per questo, anche grazie ad un prolifico periodo lavorativo in pubblicità (faccio gli shootingboard per gli spot televisivi), nel 2007 ho creato il progetto Passenger Press.

E da allora non ho smesso di autoprodurre libri a fumetti, coinvolgendo oltre 200 artisti da tutto il mondo.

Quali artisti hanno influenzato maggiormente il tuo lavoro?

Sono tantissimi, e a tutt’oggi sono molti ad influenzarmi, sia nuovi che “classici”.

Se proprio devo citarne qualcuno, allora direi Andreas (Martens), John Byrne, Gianni De Luca, Alex Toth.

Ora mi sento in colpa per tutti quelli che non ho nominato…

Cosa cerchi in arte?

La bellezza nell’imperfezione.

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C’è una parte della tua ricerca di cui vorresti parlare in particolare?

Le mie scelte grafiche sono spesso dettate dalla regolarità.

Sarà la mia formazione liceale scientifica, sarà che sono sempre stato attratto dall’architettura.

Ma vorrei avere un approccio più istintivo, lo stesso che ho mentre faccio gli shootingboard per le pubblicità.

Devo riuscire a sviluppare meglio ancora la mia personalità nel disegno.

Qual’è il tuo rapporto con il mercato?

Ostico.

Mi pare che ci sia moltissima fuffa che però piace al pubblico.

E’ l’eterno dilemma: fare qualcosa che potrebbe vendere ma non è nelle tue corde oppure proporre qualcosa di personale rischiando che non lo legga nessuno? Oppure pochi?

Ora come Passenger Press stiamo provando a fare delle pubblicazioni diverse con metodi diversi.

Cercando di creare una base di lettori maggiore dei mie 25 lettori manzoniani che fin’ora ho conquistato.

Cosa consiglieresti ad un artista che vorrebbe vivere d’arte?

Solo se fosse dotato di autocritica e di perseveranza potrei consigliare qualcuno che ha qualcosa da dire.

Qualcosa che lo possa far sopravvivere di arte.

Perché fare fumetti è un arte, come recitare, cantare, suonare uno strumento e dipingere.

E solo se si è dotati di molta forza interiore si può cominciare a sperare di riuscire a vivere di arte.

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Contatti: behance.net/passenger

Francesco Cogoni.

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