Interviste

INTERVISTA AD ALBERTO LONGO

Stretcherbond
Quando e come nasce il tuo percorso artistico?
Penso come per tutti non ci sia un data precisa, ho sempre disegnato, nei primi tre anni delle superiori mi sono avvicinati a tanti mondi come il punk, lo skate o la giocoleria e penso che questo abbia in parte segnato il mio percorso.

Alla fine delle superiori da Cagliari mi ero spostato a Torino e da lì ho incominciato a rendere più concreto il mio “disegnare”, ho iniziato cercando di fare qualche lavoro da illustratore finché non sono finito a fare fumetto, alla fine il cambio è avvenuto da se, volevo continuare a disegnare ma anche raccontare qualcosa, il primo fumetto che ho fatto erano proprio 8 illustrazioni\tavole mute legate tra di loro, poi da lì d’un tratto mi sono ritrovato a voler fare una storia da 50 pagine che avremmo letto in 5 o 6.
Per quello dico che non riconosco un momento preciso, ho sempre letto e comprato valangate di fumetti di ogni tipo ma per tutte le superiori non ho praticamente mai fatto una tavola, mentre tutta l’accademia l’ho passata a fare tavole su tavole.
Quali artisti hanno influenzato maggiormente il tuo lavoro?
Jamie Hewlett penso abbia influenzato il mio stile da ancor prima che me ne accorgessi, seguo il suo lavoro dall’esordio dei Gorillaz, da lì è stato una continua crescita di ammirazione, sana invidia e approfondimento, adoro la coerenza del suo stile sempre riconoscibile e ricercato ma allo stesso tempo semplice e carismatico.
Poi ci sono tantissimi altri artisti, non saprei dire quanto influenzano il mio lavoro ma di sicuro mi invogliano a fare sempre di più, attualmente guardo spesso la pagine di Mau Lencinas ad esempio. 
Parlando di fumetti ammiro tantissimo le storie e lo stile di Manuele Fior, “L’intervista” rimane il mio fumetto preferito ma è anche innegabile che un fumettista della mia età sia influenzato anche da autori come Gipi o Zerocalcare.
Cosa cerchi in arte?
Domandona…
Premetto che la parola arte mi incasina sempre, quando faccio le mie illustrazioni cerco qualcosa che riguarda l’estetica, penso sia importante capire i propri limiti e le proprie ricerche di stile, quello che cerco è sempre una sorta di coerenza tra segno, composizione e stile, cerco di non “pisciare troppo fuori” rispetto alla mia tecnica ma comunque ottenere ogni volta qualcosa in più.
Sulle storie lunghe la cosa che mi preme di più è creare dei personaggi credibili, mi piace soffermarmi un po’ sulle loro vite, le loro stanze e la musica che ascoltano prima di entrare nel vivo della storia, così facendo la situazione, l’ambiente e le sotto trame vengono da se, anche se questo è il metodo che ‘sto usando per l’attuale storia in lavorazione non è detto che nella prossima non mi rimangi tutto.
  YG1
C’è una parte della tua ricerca di cui vorresti parlare in particolare?
Non sapendo dare una bella risposta andate a cercare la pagina facebook DeZummo, l’ho creata insieme a Capitan Artiglio e Oscar Ito, è una bella collaborazione secondo me, la collaborazione è sempre importante.
Qual’è il tuo rapporto con il mercato?
Beh buona, non posso lamentarmi davvero di nulla, insomma ho quasi 23 anni e attualmente sto lavorando ad un libro con Bao Publishing che secondo me è la più figa tra le grosse case editrici di fumetti italiane, lavoro con dei tempi per me comodissimi, il mio lavoro viene trattato con rispetto e vengo pagato, mi sento quasi uno dei pochi miracolati però davvero non posso lamentarmi.
Poi certo per ora non ci vivo di fumetti e il lavori da una botta e via come illustratore arrivano di rado e son lavori medio\piccoli alla fine ma ho ancora tutto da costruire quindi per ora va bene così, accetto la situazione e cerco di migliorarla.
Cosa consiglieresti ad un artista che vorrebbe vivere d’arte?
EH, sarei io il primo che avrebbe bisogno di consigli, l’unica cosa che posso dire è non fermarsi al primo no di una casa editrice e non essere vittima della propria modestia, bisogna sempre avere lucidità e chiarezza sul proprio lavoro e sapere verso chi puntare, ma mai pensare che “quella per me è troppo”, al massimo ti becchi un no, ma alla fine chissenefrega.
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