ArteInterviste

Giulia Atzeri “tra picchi di malinconia e entusiasmo incondizionato”.

Come procede la vita in questo momento difficile?

La mia vita procede grossomodo bene, facendo una media tra picchi di malinconia e entusiasmo incondizionato.

Sento tutto amplificato, ma tendenzialmente è sempre stato così, non do la colpa a questo periodo d’isolamento.

Sono lontana dalla mia abitazione e dunque dallo studio dove dipingo, questo è il mio disagio maggiore.

Stai lavorando a qualche progetto artistico?

Non avendo la possibilità dipingere, ho ripreso a disegnare con la penna, nel posto dove tutto il mio mondo è nato.

Direi che è cominciato un percorso inverso, ossia ritornare nei posti dove è nato il sentimento di quello che faccio ora, una sorta di prequel.

Mi riferisco ai colori del paese, i profumi e i tempi, ora ancora più lenti rispetto alla normalità.

Sto nuovamente scrivendo, ma neanche questo penso possa essere definito come mio nuovo progetto artistico.

Com’è cambiata la tua arte in una condizione di semi isolamento come quella in cui ci troviamo?

Probabilmente potrò rispondere a questa domanda quando rientrerò a casa e in studio.

Fino ad ora credo sia ancora in fase di incubazione, sarà da affrontare anche quel virus.

Hai modo di tenerti in contatto e condividere la tua arte con i fruitori? Che ruolo giocano i Social in questa battaglia?

Credo sia abbastanza difficile per tutti tenersi in contatto in questo momento.

Non avendo la possibilità di vedere le opere di persona, tutto gira attorno ai social, che spesso aiutano ad accorciare le distanze e altre volte ne creano ancora più, perché manca il coinvolgimento dato dagli altri sensi oltre la vista.

Che ruolo dovrebbe svolgere l’artista in questo momento storico?

La situazione che stiamo vivendo è nuova per tutti, credo ci sia un senso di smarrimento.

Il ruolo dell’artista resta lo stesso anche ora, cambia semplicemente il contesto.

Personalmente credo che il ruolo di un’artista, anche in questo momento, sia far muovere il pensiero oltre il primo cancello estetico, e proseguire così il proprio cammino.

Secondo te, come cambierà il mondo, ma sopratutto i mercati dopo la fine del covid-19?

Parto dal presupposto che la solitudine sia un atto di generosità, per sé stessi e per i prossimi che verranno.

In questo caso è imposta, perciò manca il processo che viene prima di quella che dovrebbe essere una scelta.

Darà comunque i suoi buoni frutti in un certo senso.

Quello che resterà radicato in tutti noi sarà un senso di diffidenza mossa dalla paura.

A questo punto confido nella potenza dell’arte, perché lei ha la forza e l’istinto primordiale di un abbraccio, quello che abbiamo paura di dare ora.

Vi saluto con una delle cose che ho scritto in questo periodo:

Il desiderio del fuoco è facile quando vivi nel ghiaccio.
L’estate prossima sarà la più bella.
Ciò che ignori culla i tuoi sogni come una madre premurosa.
Quello che hai difronte è un muro di vetro che amplifica e fa rimbalzare solo il tuo suono, ma le foglie là fuori si muovono, ed è musica per le loro orecchie.
Tu non puoi sentire.
I colori sono filtrati da quel vetro, non è più vero ciò che vedi.
Tu sai che non è vero.
Quando lo romperai, il rumore delle figlie sarà assordante e il blu del cielo ti renderà cieco.
La paura è la tua rappresentazione.
È un palcoscenico dove nessuno può calare il sipario, perciò canta, parla e balla.
Non hai il coraggio di rompere il vetro.
È la tua forma, il vetro non può farti male.
Il vetro sei tu.


Mail: giulia.atzeri@gmail.com
Francesco Cogoni.
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